domenica 1 dicembre 2013

Come funziona il sale antighiaccio sulla strada

Doo aver passato qualche metro dietro un mezzo spargisale in autostrada, mi è venuta la curiosità di capire perché si utilizza il sale sulle strade quando nevica. Una di quelle cose che si dann o per scontate da tutta una vita.

In parole povere: il sale abbassa la temperatura alla quale l'acqua ghiaccia (o rimane ghiaccio). Quindi se in condizioni normali con 0 gradi il manto stradale ghiaccia, grazie al sale so guadagnano altri 4/5 gradi. Per temperature inferiori ci si serve di altro. 

Tutti i dettagli (anche troppi) qui: http://www.chimicare.org/curiosita/la-chimica-nella-vita-domestica/come-agisce-il-sale-antighiaccio/

venerdì 18 ottobre 2013

Windows 8: Una Rivoluzione Misconosciuta

È incredibile come Microsoft Windows 8 abbia rivoluzionato il concetto di desktop, distruggendo tutte le metafore alle quali siamo abituati, che ci hanno accompagnato per decenni e che abbiamo il terrore di dover abbandonare.


Il coraggio dimostrato da Microsoft è stupefacente: un'azienda che ha costruito il suo successo su dei paadigmi ben consolidati (diffusione capillare, tradizione inscalfibile, retrocompatibilità assurda), in un momento di non-difficoltà evidente e immediata, butta tutto all'aria per presentare una rivoluzione che rischia di essere la sua rovina.

Un atteggiamento quasi da startup o da azienda sull'orlo del fallimento che gioca le ultime carte della disperazione. Mentre è chiaro a tutti, spero, che ancora per un decennio Microsoft può vivere di rendita con il mercato "sicuro" che si terrà stretta senza fatica (vuoi i reazionari del mobile, vuoi per il basso costo delle macchine, vuoi per la non-voglia di imparare cose nuove dei consumatori).

PS: sembra quasi uno spot, ma vedendo questo video non posso pensarla che così.


lunedì 14 ottobre 2013

Lottiamo per un mondo migliore

Voglio lottare per un mondo migliore. Un mondo in cui io possa vivere meglio. Un mondo in cui tutti possiamo vivere meglio.

Per farlo dobbiamo tutti sforzarci di raddrizzare quello che sembra a posto, ma che invece è un po' storto. Magari poco, ma fastidiosamente storto.

Possono aiutarci la politica, la musica, la follia, il calcio, i computer, la pizza, il colore rosso, il basilico, le lampadine, i maglioni, gli occhiali, le mutande, la religione, le chitarre, la pioggia, le candele (e smetto ché mi sento Jovanotti a partire con gli elenchi).

Oggi ho fatto meglio di ieri. Ma meno di domani.

domenica 13 ottobre 2013

Recensione: Stephen King, 22/11/’63

Un libro di King è come un film di Tarantino: è quella roba lì, ambientata in un luogo qualunque o in un tempo qualunque o con protagonisti qualunque, ma da lì non si scappa.

Soprannaturale condito ad horror e splatter per il Re, personaggi irreali conditi a ottimi dialoghi e splatter per il regista. Ma quello che conta, per entrambi, è la capacità di saper raccontare!

Questo voluminoso volume non fa differenza. Al di là della ricostruzione storica più accurata del solito, delle elucubrazioni spazio-temporal-filosofiche, dell'intreccio con il reale e della nostalgia dell'autore per i decenni della sua infanzia, quello che colpisce - ancora e sempre - dei romanzi di King è la sua capacità di scrittura.

Personaggi sempre a fuoco, vicende inutili ai fini della narrazione che appassionano come ne fossero invece il fulcro, dettagli e metafore sempre nuove a profusione. Forse è un po' ripetitivo sul fronte dei "suoni" che inserisce nei suoi racconti: è sempre tutto liquido (il sangue che scorre, un pugno che colpisce, una tosse persistente). Ma glielo si perdona.

Ma quello che più mi piace di SK, e di cui negli anni è andato aumentando l'utilizzo e la disinvoltura nel metterlo sulla pagina, è il cambio d'interlocutore. Mi spiego. Uno legge, legge e si fa coinvolgere nella vicenda: puoi essere coinvolto quanto vuoi, ma vedi sempre tutto dal di fuori. Invece ogni tanto lo scrittore si dimentica del patto con il lettore e si rivolge a te, sì, proprio tu che stai leggendo la pagina. Improvvisamente ti ci ritrovi dentro e quello che sembrava confinato negli anni 60 (come in questo caso), te lo ritrovi addosso.

Un esempio:
Prima di andare a letto, le applicavo con cura l'unguento sul viso ferito, e quando eravamo sotto le coperte... era bello. Accontentatevi di questo.
Questi sono piccoli colpi di genio, per me, che valgono un punto in più durante la lettura.

sabato 12 ottobre 2013

I cronisti sportivi (finti) tifosi

Sulla scia di quanto succede da decenni in Sudamerica - per anni ci hanno fatto sentire voci lontane cariche di gioia esagerata dopo un gol di una squadra durante una partita - anche in Italia, grazie a Sky in particolare, si sta affermando il paradigma del telecronista ululante.

La gioia esagerata per il gol, di qualunque delle due squadre in campo, trasforma il professionista della cronaca in un tifoso urlante, che allunga le vocali, che agita la voce così da farcelo immaginare idealmente abbracciato agli ultras della curva d'appartenenza, che naviga nel dizionario dei sinonimi e dei contrari cercando l'aggettivo più desueto.

Questo non va. Non va perché non è credibile tifare per la Sampdoria una domenica, e la successiva tifare Sassuolo, e poi ancora Juventus, e la successiva l'Atalanta. Eppure così sembra andare: gooooooool!

Puoi farlo se ti chiami Carlo Pellegatti, che da almeno 3 decenni ci racconta le (per lui) epiche gesta del Milan in ogni partita giocata, ufficiale o non ufficiale, allenamenti, ritiri, riscaldamenti vari. Lui è credibile. E come lui tutti i cronisti delle reti locali, affezionati e tatuati bardi di bandiere multicolori.

Da un cronista Rai, Mediaset, Sky, mi aspetto serietà, competenza, professionalità, puntualità e anche basta. Per l'entusiasmo tenetevi la Nazionale.

venerdì 11 ottobre 2013

Perché il M5S sta funzionando (invece che no)

Ieri si è alzato un polverone, in seguito a un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo firmato in coppia con G. Casaleggio a seguito della proposta di un emendamento da parte di due senatori del M5S per l'abolizione del reato di clandestinità, principalmente per questi motivi:
  1. Viene confermata la linea destrorsa sul fronte del tema dell'immigrazione clandestina
  2. Emerge in tutta chiarezza la volontà dei leader del movimento di tenere al guinzaglio i "portavoce" che siedono in Parlamento e al Senato
Lasciando da parte altre considerazioni personali che lasciano il tempo che trovano, come per esempio la mia non condivisione del concetto costituzionale di libertà di coscienza dei parlamentari, credo che quanto successo ieri sia invece il più fulgido esempio del perché la formula inaugurata dal M5S stia funzionando.

Ci sono voluti 19 anni perché alcuni membri del Pdl/ForzaItalia trovassero il coraggio di opporsi a un insensato delirio di onnipotenza del loro leader; ai portavoce del M5S sono invece bastati pochi mesi per capire che, alle volte, è corretto scuotere il proprio gruppo superando una posizione dannosa tenuta dal proprio capo.

Perché è successo questo?
Perché gli eletti del M5S sono stati scelti da gruppi di persone, anche poche, pochissime, quello che si è riusciti a fare pur in maniera rozza e primordiale , ma almeno in maniera trasparente e democratica. Tutto il contrario di un partito guidato da un unico capitano che plasma una squadra per i propri scopi, come nel caso del partito di Arcore.

E questo modo di eleggere i rappresentanti porta alla scelta di persone mediamente più in gamba e con maggior senso di responsabilità, magari più ingenue, inesperte e meno pronte a rispondere alle domande dei giornalisti, ma con la testa sulle spalle. Tutto il contrario del carosello di amici-avvocati, amici-industriali, amici-indagati, amiche-compiacenti che abbiamo visto schierato nelle istituzioni finora.

Per ora, secondo me, allargare la partecipazione ha funzionato.

venerdì 2 agosto 2013

Le falle di My Sky

Mio padre ha due forti passioni, la Juventus e la Tv. L'avvento di Sky (HD compreso) è stato per lui una manna dal cielo.

La proposta di My Sky è ancora più rivoluzionaria, ma ieri mattina ha mostrato una falla di non poco conto. Spiego per chi non ci ha mai avuto a che fare.




My Sky prevede il possesso di un decoder con spazio di archiviazione interna grazie al qaule, scorrendo la programmazione dei giorni successivi, è possibile con un click impostare la registrazione del programma desiderato (per chi ama le serie tv, è possibile programmare una registrazione automatica seriale per avere tutte le puntate sul proprio decoder).

L'amichevole estiva Juventus-Everton è finita ai rigori, superando quindi la durata dei tempi regolamentari e quindi la durata nella programmazione prevista. E che ti fa My Sky? Termina la registrazione prima dei calci di rigore, rispettando in maniera encomiabile quanto promesso.

No... no... così non va... ce li guardiamo tutti su YouTube. 


sabato 27 luglio 2013

Recensione superficiale di JPOD, di Douglas Coupland

Douglas Coupland corre pericolosamente sull'orlo del baratro incurante del pericolo. Con JPOD distrugge (quasi) ogni regola della narrativa classica e contemporanea, rischiando di creare un inutile cumulo di parole senza scopo.

E invece ci riesce. Riesce a tenere in piedi un romanzo con un filo narrativo comprensibile (anche se inverosimile). Riesce a delineare dei personaggi non banali (anche se inverosimili). Riesce a contenere il suo libro in pagine di carta (anche se ne spreca 41 per 100.000 decimali del pi greco). Riesce a incuriosire vecchi geek tracciando un ritratto del loro mondo e delle loro fobie e passioni.

JPOD è una lettura piacevole ma faticosa: si passa da pagine narrative a lettere e email su temi "fuori tema"; si passa dal Canada alla Cina e dalla droga alle patatine; si parla di videogiochi ma si descrive benissimo la vita quotidiana in ogni ufficio del mondo.

La vicenda è surreale e divertente e si svolge all'interno di un'industria di videogiochi (Canada > Vancouver > Electronic Arts anche se mai citata), seguendo la creazione di un videogioco che passa dallo skateboard per poi vedere l'ingresso di una tartaruga, per poi diventare un gioco fantasy, per poi...

I personaggi sono molti, quasi tutti jpodder con relative famiglie e amici. Ma il personaggio principale è forse l'autore stesso, Douglas Coupland, che interpreta se stesso nel libro e ne manipola le sorti e il gran finale.

Il tono generale del romanzo è ironico, cinico, intriso di neologismi e di scorrettezze politiche, religiose, sociali e legali: trafficanti di droga dall'animo buono, sfruttamento della manodopera cinese vista come unico modo per guadagnare denaro, omosessualità/asessualità/bisessualità ridicolizzate a turni alternati. Per non parlare della famiglia, dei rapporti tra genitori e figli.

Insomma... un gran bel casino!

domenica 7 luglio 2013

La prima pagina di quotidiano più efficace? Quella de L'Osservatore Romano


L'Osservatore Romano ha probabilmente la prima pagina disegnata meglio: molto bianco, una sola immagine per la notizia più significativa, pulizia e riconoscibilità del lancio degli articoli, molto bianco-spazioso-arieggiato.

Probabilmente questa pulizia nel design è dovuta al numero limitato di notizie da pubblicare (ma si può rinunciare all'ennesima notizia di gossip in basso a destra), all'assenza di pubblicità (però quella del Ministero che li finanzia dovrebbero metterla per onestà, mentre sul sito c'è),  però è secondo me una buona lezione focus sulla notizia.

Ah, e si può scaricare gratuitamente la copia del giorno (qui quella del giorno di questo post).



sabato 6 luglio 2013

Perché andare in libreria? Io non ci vado più...

Oggi, dopo parecchio tempo, sono tornato ad affacciarmi in libreria: non perché avessi smesso di leggere, ma perché il libro elettronico e i negozi online hanno cambiato la mia vita di lettore.

Ma approfittando della splendida giornata estiva e del primo giorno di saldi che ha riportato per strada molta gente in una Milano estiva già semideserta, ho voluto farmi un giro in una libreria specializzata in libri usati.

Di fronte a intere pareti coperte di libri, salendo e scendendo dalle scale per guardare i titoli fino al decimo ripiano, mi sono reso conto che non avevo nessuna voglia di leggere quello che c'era in esposizione. Sì, un libro l'ho comprato, ma solo perché mi era stato consigliato da un amico - oddio, un amico forse è troppo.

E non è colpa del personale del negozio, che sono sicuro che se l'avessi interpellato mi avrebbe sciorinato decine di titoli interessanti, ma... perché avrei dovuto fidarmi? Un libro occupa 30 ore di vita, non una e mezza come un film o un disco, quindi la scelta va soppesata con attenzione. E oggi non è difficile entrare in contatto con persone con gusti affini o totalmente diversi da cui farsi ispirare, soprattutto al di fuori del negozio. Poi si va su un sito, si clicca e si compra l'(e)libro. Il contenuto è lo stesso. La qualità è la stessa. Volendo, anche l'oggetto è lo stesso.

Un'ora in libreria non aggiunge niente alla mia esperienza di lettore e di Cliente, neanche se all'interno c'è l'aria condizionata, un incontro con l'autore o un bar che serve cappuccini. Quello che conta, e sono parole abusate, è lo scambio di idee con le persone che possono indirizzarmi su un autore, su un titolo o tenermi lontano da trappole innescate dalle case editrici. Solo quando una libreria mi fornirà un punto di ritrovo fisso in cui coltivare un gruppo di lettura potrò pensare di entrarci di nuovo per acquistare.

Anche se poi penso che dovrei andarci fisicamente quando ci sono gli incontri e che spenderei più soldi. No, forse è meglio non promettere nulla. Il gruppo di lettura è ormai online o nei posti che già si frequentano quotidianamente (ufficio, bar, ecc.), che siano formati da amici o meno.

La librerie, intese come negozi in cui si vendono libri e tutto quello che è collegato ad essi, per quel che mi riguarda, non hanno ormai alcun senso di esistere.

martedì 2 aprile 2013

Macchinette automatiche ATM? Meglio di no...



Basta poco per far cambiare idea ai Clienti. Puoi mettergli a disposizione tutta la tecnologia disponibile, ma tu, Azienda, devi essere pronta a soccorrere le persone quando la tua automazione fa cilecca.

Stamattina ricarica dell'abbonamento alla macchinetta automatica dell'ATM, l'Azienda dei Trasporti Milanese. Errore: mi viene addebitato sulla tessera il mese di luglio. Uff... poco male, potrò correggere l'errore. (Vignetta senza parole)
  1. Chiedo gentilmente al capo stazione di farmi vedere ma mi dice che ho sbagliato io (hai voglia a dirgli che la ricarica è automatica e mica ti viene chiesto quale mese vuoi caricare) e che non sa come risolvere (nuova linea, M5, personale altamente formato). Fortunatamente almeno non mi fa pagare il biglietto.
  2. Sul sito sono categorici: non si può fare online, ma bisogna vedersi di persona.
  3. La sera, dopo l'ufficio, chiedo alla stazione di Lambrate come fare per risolvere. Indirizzato verso l'ATM Point di Loreto. Fortunatamente almeno non mi fa pagare il biglietto.
  4. All'ATM Point di Loreto, dopo un po' di coda, mi dicono che solo all'ATM Point centrale di Piazza Duomo si può ovviare al problema. Ma la mattina dopo, ché ora c'è sicuramente troppa gente prima della chiusura. Fortunatamente almeno non mi fa pagare il biglietto.
  5. Appuntamento quindi domattina alle 7,45 per risolvere (speriamo). E spero che almeno non mi facciano pagare il biglietto per andarci.
Quindi, se la tecnologia fa un errore, non puoi costringermi a impazzire per risolvere. Perché io non ho sbagliato. E capisco l'errore ma devi venirmi incontro e risolvermelo. Non crearmi ulteriori problemi e imbarazzi.

State certi che non farò per un bel po' l'abbonamento all'automatico. E spero che le edicole abbiano una percentuale sull'abbonamento, così, cara ATM, ti do un po' meno soldi.


sabato 16 marzo 2013

Storia di un corpo: Recensione

Impossibile resistere alla tentazione di leggere questo libro dopo averne intuito la trama dalla quarta di copertina: la "Storia di un corpo" è il diario di un uomo, tenuto dall'infanzia fino alla morte in età avanzata, osservando e annotando i cambiamenti, le gioie e i dolori del proprio corpo. Non parlando della propria vita, ma solo del corpo fisico.

Le prime pagine sono fulminanti, ti fanno sentire odore di piccolo capolavoro, di gioiello che terrai spesso a portata di mano per rileggerlo. Subentra poi una certa stanchezza, un'appena accennata ripetitività di temi e espedienti letterari che mette in crisi il lettore e lo costringe ad andare avanti solo per affetto dello scrittore. La seconda parte del testo risorge, sontuosa come un dettaglio che colpisce e stupisce, fino a concludersi in un crescendo di ansia e di compartecipazione.

Questo romando di Pennac, scritto in forma di diario, credo che sarà apprezzato solo da chi qualche anno sulle spalle ce l'ha, cioè è intorno almeno alla boa del mezzo del cammin. Troppo diretta è l'empatia che si crea con il protagonista per non sentirsi coinvolti. E a vent'anni non ci si crede che la vita va davvero così.

I temi affrontati sono messi in fila  in maniera spietatamente lucida: nell'infanzia si scopre il proprio corpo, nell'adolescenza i timori e il fascino della condivisione con gli amici, nella giovinezza è tutto un fiorire di esperienze sessuali, la mezza età non lascia quasi traccia (se non ci sono problemi di salute), la vecchiaia è un lungo cammino verso la fine.

Arguto, ironico, osservatore, amante del dettaglio e della frase pungente, Pennac non finisce mai di stupirmi.

domenica 24 febbraio 2013

Ci abbiamo riflettuto bene?


Mi sono trovato in coda oggi, come milioni di miei concittadini, per esprimere il voto per le Elezioni Amministrative 2013. Gli edifici scolastici in questi giorni si aprono e mostrano la loro bruttezza a tutta la popolazione, con stanchi carabinieri che ne presidiano i corridoi con gli occhi incollati sui loro smartphone.

Ti ritrovi lì, pronto a mettere una, due, tre croci dopo averci pensato per settimane, ragionato per mesi, discusso da sempre, guardato trasmissioni tv o ascoltato dibattiti in radio, finalmente deciso che la scelta fatta nel segreto del proprio cervello sia davvero quella più giusta.

E ti guardi intorno, vedendo centinaia di facce pensando: ma davvero tutti ci avranno pensato così intensamente come ho fatto io? Oppure rivogliono solo indietro il loro IMU e virano verso Arcore, oppure ne han piene le tasche e puntano decisi verso quello che urla in tutte le piazze, oppure si affidano al solido impianto di un partito che ad ogni giro finge di cambiare, oppure...
Eppure tutti i voti valgono 1, quelli ragionati e quelli buttati lì con leggerezza.

domenica 20 gennaio 2013

Competizione al ribasso


In molti corsi, libri, metodi, workshop, master, film che trattano del tema della "motivazione", viene insegnato come sia all'interno di se stessi che è più sensato trovare lo stimolo a migliorare la propria vita.
Interessante davvero, e sul momento certamente condivisibile, ma il nostro "essere umani" ci costringe a cercare anche al di fuori di noi gli esempi da seguire che facciano da stimolo alla nostra tensione mentale di puntare più in alto.

In Italia tutto questo è però tremendamente complicato. 

Prendiamo ad esempio l'apertura della nuova tratta di linea metropolitana a Milano, la M5 Lilla: una prima tranche di 7 stazioni avrebbe dovuto essere inaugurata a metà 2011, ma siamo ad inizio 2013 ed ancora non c'è una data certa di inaugurazione (o meglio, le date ci sono, ma continuano ad essere modificate; qui l'ultimo nebuloso rinvio). E la colpa dei rinvii è, che ve lo dico a fare, sempre di qualcun altro, mai della persona o istituzione o impresa intervistata.

Non c'è verso. Quando ti guardi intorno in cerca di esempi positivi non ne trovi. Qualche caso eccezionale certo che esiste, ma il livello medio di tutto il sistema è desolatamente basso, in nessun modo capace di stimolare noi cittadini tutti a far meglio, a comportarsi bene, a metterci tutte le nostre energie per migliorare la nostra e la vita di chi ci sta intorno.

E così ci conformiamo al ribasso, a soddisfare l'aspettativa minima, a sentirci a posto con la coscienza per aver reso fede ai nostri impegni con il minimo risultato e il minimo sforzo, senza sentirci ridicoli di aver risposto a una mail o a una telefonata solo con lo scopo di rimandare ad altro tempo o ad altro collega la difficoltà, senza aver cercato in nessun modo dii risolverla.

Credo sia questo uno dei problemi difficilmente risolvibili oggi, altro che finanza e industria e politica: ci vuole una modifica nella nostra testa, in quella di tutti, per migliorare ognuno il proprio progetto di vita e, tutti insieme, un progetto di società. Migliore.