sabato 12 ottobre 2013

I cronisti sportivi (finti) tifosi

Sulla scia di quanto succede da decenni in Sudamerica - per anni ci hanno fatto sentire voci lontane cariche di gioia esagerata dopo un gol di una squadra durante una partita - anche in Italia, grazie a Sky in particolare, si sta affermando il paradigma del telecronista ululante.

La gioia esagerata per il gol, di qualunque delle due squadre in campo, trasforma il professionista della cronaca in un tifoso urlante, che allunga le vocali, che agita la voce così da farcelo immaginare idealmente abbracciato agli ultras della curva d'appartenenza, che naviga nel dizionario dei sinonimi e dei contrari cercando l'aggettivo più desueto.

Questo non va. Non va perché non è credibile tifare per la Sampdoria una domenica, e la successiva tifare Sassuolo, e poi ancora Juventus, e la successiva l'Atalanta. Eppure così sembra andare: gooooooool!

Puoi farlo se ti chiami Carlo Pellegatti, che da almeno 3 decenni ci racconta le (per lui) epiche gesta del Milan in ogni partita giocata, ufficiale o non ufficiale, allenamenti, ritiri, riscaldamenti vari. Lui è credibile. E come lui tutti i cronisti delle reti locali, affezionati e tatuati bardi di bandiere multicolori.

Da un cronista Rai, Mediaset, Sky, mi aspetto serietà, competenza, professionalità, puntualità e anche basta. Per l'entusiasmo tenetevi la Nazionale.