venerdì 18 ottobre 2013

Windows 8: Una Rivoluzione Misconosciuta

È incredibile come Microsoft Windows 8 abbia rivoluzionato il concetto di desktop, distruggendo tutte le metafore alle quali siamo abituati, che ci hanno accompagnato per decenni e che abbiamo il terrore di dover abbandonare.


Il coraggio dimostrato da Microsoft è stupefacente: un'azienda che ha costruito il suo successo su dei paadigmi ben consolidati (diffusione capillare, tradizione inscalfibile, retrocompatibilità assurda), in un momento di non-difficoltà evidente e immediata, butta tutto all'aria per presentare una rivoluzione che rischia di essere la sua rovina.

Un atteggiamento quasi da startup o da azienda sull'orlo del fallimento che gioca le ultime carte della disperazione. Mentre è chiaro a tutti, spero, che ancora per un decennio Microsoft può vivere di rendita con il mercato "sicuro" che si terrà stretta senza fatica (vuoi i reazionari del mobile, vuoi per il basso costo delle macchine, vuoi per la non-voglia di imparare cose nuove dei consumatori).

PS: sembra quasi uno spot, ma vedendo questo video non posso pensarla che così.


lunedì 14 ottobre 2013

Lottiamo per un mondo migliore

Voglio lottare per un mondo migliore. Un mondo in cui io possa vivere meglio. Un mondo in cui tutti possiamo vivere meglio.

Per farlo dobbiamo tutti sforzarci di raddrizzare quello che sembra a posto, ma che invece è un po' storto. Magari poco, ma fastidiosamente storto.

Possono aiutarci la politica, la musica, la follia, il calcio, i computer, la pizza, il colore rosso, il basilico, le lampadine, i maglioni, gli occhiali, le mutande, la religione, le chitarre, la pioggia, le candele (e smetto ché mi sento Jovanotti a partire con gli elenchi).

Oggi ho fatto meglio di ieri. Ma meno di domani.

domenica 13 ottobre 2013

Recensione: Stephen King, 22/11/’63

Un libro di King è come un film di Tarantino: è quella roba lì, ambientata in un luogo qualunque o in un tempo qualunque o con protagonisti qualunque, ma da lì non si scappa.

Soprannaturale condito ad horror e splatter per il Re, personaggi irreali conditi a ottimi dialoghi e splatter per il regista. Ma quello che conta, per entrambi, è la capacità di saper raccontare!

Questo voluminoso volume non fa differenza. Al di là della ricostruzione storica più accurata del solito, delle elucubrazioni spazio-temporal-filosofiche, dell'intreccio con il reale e della nostalgia dell'autore per i decenni della sua infanzia, quello che colpisce - ancora e sempre - dei romanzi di King è la sua capacità di scrittura.

Personaggi sempre a fuoco, vicende inutili ai fini della narrazione che appassionano come ne fossero invece il fulcro, dettagli e metafore sempre nuove a profusione. Forse è un po' ripetitivo sul fronte dei "suoni" che inserisce nei suoi racconti: è sempre tutto liquido (il sangue che scorre, un pugno che colpisce, una tosse persistente). Ma glielo si perdona.

Ma quello che più mi piace di SK, e di cui negli anni è andato aumentando l'utilizzo e la disinvoltura nel metterlo sulla pagina, è il cambio d'interlocutore. Mi spiego. Uno legge, legge e si fa coinvolgere nella vicenda: puoi essere coinvolto quanto vuoi, ma vedi sempre tutto dal di fuori. Invece ogni tanto lo scrittore si dimentica del patto con il lettore e si rivolge a te, sì, proprio tu che stai leggendo la pagina. Improvvisamente ti ci ritrovi dentro e quello che sembrava confinato negli anni 60 (come in questo caso), te lo ritrovi addosso.

Un esempio:
Prima di andare a letto, le applicavo con cura l'unguento sul viso ferito, e quando eravamo sotto le coperte... era bello. Accontentatevi di questo.
Questi sono piccoli colpi di genio, per me, che valgono un punto in più durante la lettura.

sabato 12 ottobre 2013

I cronisti sportivi (finti) tifosi

Sulla scia di quanto succede da decenni in Sudamerica - per anni ci hanno fatto sentire voci lontane cariche di gioia esagerata dopo un gol di una squadra durante una partita - anche in Italia, grazie a Sky in particolare, si sta affermando il paradigma del telecronista ululante.

La gioia esagerata per il gol, di qualunque delle due squadre in campo, trasforma il professionista della cronaca in un tifoso urlante, che allunga le vocali, che agita la voce così da farcelo immaginare idealmente abbracciato agli ultras della curva d'appartenenza, che naviga nel dizionario dei sinonimi e dei contrari cercando l'aggettivo più desueto.

Questo non va. Non va perché non è credibile tifare per la Sampdoria una domenica, e la successiva tifare Sassuolo, e poi ancora Juventus, e la successiva l'Atalanta. Eppure così sembra andare: gooooooool!

Puoi farlo se ti chiami Carlo Pellegatti, che da almeno 3 decenni ci racconta le (per lui) epiche gesta del Milan in ogni partita giocata, ufficiale o non ufficiale, allenamenti, ritiri, riscaldamenti vari. Lui è credibile. E come lui tutti i cronisti delle reti locali, affezionati e tatuati bardi di bandiere multicolori.

Da un cronista Rai, Mediaset, Sky, mi aspetto serietà, competenza, professionalità, puntualità e anche basta. Per l'entusiasmo tenetevi la Nazionale.

venerdì 11 ottobre 2013

Perché il M5S sta funzionando (invece che no)

Ieri si è alzato un polverone, in seguito a un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo firmato in coppia con G. Casaleggio a seguito della proposta di un emendamento da parte di due senatori del M5S per l'abolizione del reato di clandestinità, principalmente per questi motivi:
  1. Viene confermata la linea destrorsa sul fronte del tema dell'immigrazione clandestina
  2. Emerge in tutta chiarezza la volontà dei leader del movimento di tenere al guinzaglio i "portavoce" che siedono in Parlamento e al Senato
Lasciando da parte altre considerazioni personali che lasciano il tempo che trovano, come per esempio la mia non condivisione del concetto costituzionale di libertà di coscienza dei parlamentari, credo che quanto successo ieri sia invece il più fulgido esempio del perché la formula inaugurata dal M5S stia funzionando.

Ci sono voluti 19 anni perché alcuni membri del Pdl/ForzaItalia trovassero il coraggio di opporsi a un insensato delirio di onnipotenza del loro leader; ai portavoce del M5S sono invece bastati pochi mesi per capire che, alle volte, è corretto scuotere il proprio gruppo superando una posizione dannosa tenuta dal proprio capo.

Perché è successo questo?
Perché gli eletti del M5S sono stati scelti da gruppi di persone, anche poche, pochissime, quello che si è riusciti a fare pur in maniera rozza e primordiale , ma almeno in maniera trasparente e democratica. Tutto il contrario di un partito guidato da un unico capitano che plasma una squadra per i propri scopi, come nel caso del partito di Arcore.

E questo modo di eleggere i rappresentanti porta alla scelta di persone mediamente più in gamba e con maggior senso di responsabilità, magari più ingenue, inesperte e meno pronte a rispondere alle domande dei giornalisti, ma con la testa sulle spalle. Tutto il contrario del carosello di amici-avvocati, amici-industriali, amici-indagati, amiche-compiacenti che abbiamo visto schierato nelle istituzioni finora.

Per ora, secondo me, allargare la partecipazione ha funzionato.