lunedì 30 novembre 2009

Odiamo la politica, ma...

In ogni discorso, tesi, supposizione, pensiero o articolo di giornale (dal Corriere della Sera al foglio di quartiere) la politica è sbeffeggiata e irrisa, considerata alla stregua di un virus o di un'infezione da tenere alla larga.

Chissà però perché, appena se ne presenta l'occasione, il politico ritorna al suo status di garante e gradito ospite di qualsiasi manifestazione.

Esempio. Ho appena ricevuto una newsletter dall'Associazione Culturale Multimediale "Indipendentemente" che tira le somme della giornata di premiazioni della XII^ edizione del Premio di Poesia "Dipende - Voci del Garda". Un estratto:
Oltre alle numerose e gradite partecipazioni politiche, le sale del Teatro Alberti di Desenzano del Garda lo scorso 29 novembre hanno accolto decine e decine di poeti, insieme ad un pubblico colto e interessato alle dinamiche culturali del Garda.
Quella posizione di rilievo, quegli aggettivi di maniera e "dovuti" mi riempiono di rabbiosa indifferenza.



domenica 29 novembre 2009

Le canzoni italiane...

Mi chiedo spesso se ascoltare musica italiana non sarebbe meglio rispetto ad anglofonie in musica di mezzo mondo: capirei al primo (massimo secondo, dai) ascolto tutte le parole del pezzo, ne capirei (quasi) tutti i riferimento storici, sociologici e culturali citati, potrei con meno sfregio cantarne qualche ritornello sotto la doccia e mille altre ragioni simili.

Eppure accade spesso di sentire versi di canzoni talmente inaccettabili sotto ogni punto di vista - per forma, contesto e contenuto - che alla fine sono contento di capire spesso molto poco della musica pop che ascolto.

domenica 22 novembre 2009

Il bug dell'anno 2038

Io adoro Wikipedia perché è davvero una fonte di informazioni sterminata al limite dell'incredibile. Perché un giorno, per caso, ti trovi di fronte ad articoli come questo sul bug dell'anno 2038 e ti (o mi?) metti a pensare che...
  • ... chissà dove/come/con chi sarò nel 2038? (di sicuro avrò un sacco di anni)
  • ... il problema non si pone perché i sistemi operativi sono ormai tutti proiettati verso i 64 bit (o addirittura 128 bit?)
  • ... perché non ci hanno pensato al momento della progettazione? Forse già pensavano al 2012.
  • ... la domenica mattina potrei impegnarla più proficuamente.
  • ... chi dice di non avere niente a cui pensare o nessun interesse (quanti amici avete che ciondolano per il mondo senza stimoli?) deve avere qualche problema, perché la conoscenza umana ha talmente tante ramificazioni da dare a tutti qualcosa su cui far divertire il proprio intelletto.

venerdì 20 novembre 2009

Responsabilità... degli altri

C'è una frase che sento dire abbastanza spesso e che, secondo me, rappresenta in pieno il pensiero comune (italiano, ma non solo):
Tutti si assumano le loro responsabilità
Oggi l'ha detto un ministro italiano, e forse anche correttamente, ma  il più delle volte è uno splendido modo per chiamarsi fuori dai problemi.

Tutti si assumano, capite? Corretto sarebbe assumiamoci tutti, altrimenti chiamarsi fuori dal "tutti" è il solito modo di gettare fango sugli altri facendo la figura di quelli a posto con la coscienza e con il lavoro.

Un po' come quelli che spostano sempre il problema (il problema è a monte) al di fuori delle loro possibilità, facendo la figura degli innocenti senza neanche faticare troppo. Ma di questo parleremo un altro giorno...

lunedì 16 novembre 2009

Il carisma (?) di Steve Jobs: Stay Hungry. Stay Foolish.

Steve Jobs, CEO di Apple, anima di Apple, cuore di Apple, forza motrice di Apple, ha tenuto un (celebre?) discorso ai laureati classe 2005 di Stanford. Questi tutti i riferimenti:
Prima di qualsiasi altra considerazione, è necessario sapere che il misticismo che lo permea è dovuto alle condizioni di salute di Jobs dal 2004, vittima di un tumore prima e di un trapianto di fegato poi.

C'è chi lo considera un grande discorso, ispiratore, trascinante. Io non la penso così. Quella che viene,  secondo me, messa in luce è l'assoluta arbitrarietà della vita, impossibile da imbrigliare, decifrare e indirizzare. Si viene incoraggiati a seguire il proprio istinto, sicuri che prima o poi ogni esperienza verrà messa a frutto, non si sa in che modo. Lascia intendere che, da parte di Jobs, non ci sia alcuna vision aziendale, e questo è da sciagurati in qualsiasi aspetto della vita.

Che il segreto di tutto sia di essere l'uomo giusto al posto giusto al momento giusto? Un filo di caparbietà, un pizzico di fiducia nei propri mezzi, quanto basta di sfrontatezza: probabilmente è solo questa la ricetta giusta.

domenica 15 novembre 2009

La mia impronta nel mondo

Volevo vivere per la felicità di tutti, per scoprire e predicare la verità... [...] E qual è il risultato? Niente! Il risultato è che mi disprezzate! Quindi sono uno stupido, quindi sono un essere inutile, quindi per me è ora! E non ho saputo lasciare nessun ricordo! Non un'orma, una traccia, un'opera, e non ho diffuso nessuna idea!... Non ridete di uno stupido!

Chi non l'ha mai pensato di se stesso (in toni meno drammatici, ovvio)? Passati i 30 anni credo che diventi dura lasciare un'impronta pop/rock: diventa necessario "salire qualche gradino," perché la spontaneità, il furore e l'urgenza della giovinezza sono ormai svanite lasciando solo un'ombra nel ricordo.

Temo però che un blog, per quanto amato, non rientri tra queste possibilità: qualcuno vuole collaborare con me allo studio di un'idea che saprà stupire il mondo? 

sabato 14 novembre 2009

Lasciami entrare: recensione

Un altro film che tratta di vampiri. Un altro film tratto da un bestseller. Un altro film ambientato nelle nevi (perenni?) della Scandinavia. Queste le premesse, nient'affatto buone. Eppure pollice alto a fine serata, come il Fonzie dei tempi migliori, dopo la visione di Lasciami entrare, pellicola diretta da Tomas Alfredson.

La trama potrete trovarla ovunque in rete, quindi, se siete capitati per caso su questa pagina, dovrete accontentarvi delle mie impressioni.

Ogni volta che guardo un film estraneo al mondo degli studios statunitensi, mi rendo conto della potenza espressiva che può avere una vicenda narrata sullo schermo, di quale sottili ambiguità si può disseminare un racconto (filmico), quante possibilità narrative (con un senso) si possono comprimere in poco più di 100 minuti di immagini.

Vampiri sì, ma tristi e derelitti quasi come un disoccupato che vive in una periferia qualsiasi. Immortali sì, ma con tutto sommato poca voglia di esserlo visto il costo (umano e materiale) che comporta. Superiori sì, ma desiderosi di un calore umano impossibile da dimenticare.

Oskar e Eli, potenti stereotipi del loro personaggio (un bambino biondissimo e un vampiro diafano ed efebico), eppure così vicini a noi e tra loro.

Visione consigliata, prima di venire fagocitati dal remake che Matt Reeves sta preparando per Hollywood e per gli schermi dei multisala di tutto il mondo.

venerdì 13 novembre 2009

Il paese del crocifisso: leghisti a Beverly Hills


Io ho questa debolezza: adori i film e i telefilm adolescenziali. Lo so che hanno sempre le stesse vicende, ma è più forte di me. Qui però il discorso è un altro.

Ieri ho visto l'undicesimo episodio della prima stagione del serial 90210, remake dello storico Beverly Hills 90210, intitolato Il ritorno del figliol prodigo. Quello che mi ha stupito è il fatto che il figliol prodigo appariva nel telefilm negli ultimi 10 secondi della puntata, tutta incentrata invece sugli sgarbi delle nemiche/sorelle/amiche protagoniste. E inoltre non si trattava di un figliol prodigo, ma del solito figlio avuto anni prima e tenuto nascosto dalla madre (semplifico).

Il titolo originale è, naturalmente, più attinente alle vicende narrate, cioè That Which We Destroy. Perché noi dobbiamo sempre buttare tutto sul religioso?

E che dire dell'episodio San Valentino che in originale è Of Heartbreaks and Hotels?

giovedì 12 novembre 2009

La televisione non è il posto adatto

Ieri sera ho guardato Exit, trasmissione d'informazione (talk show, per dirla nel modo moderno) dedicata in parte all'influenza A, H1N1 (apprezzabile) e in parte a un one man show con il ministro Brunetta (apprezzabile).

Al di là dei contenuti, della moderazione tentata (e non sempre riuscita) dalla conduttrice Ilaria D'Amico, dagli ospiti (più o meno illustri), mi sono reso conto di una cosa: in televisione i dibattiti non funzionano.

Perché ci si barcamena tra gli estremi Baraonda Vs. Soliloquio, non riuscendo mai ad arrivare a un corretto equilibrio tra completezza dell'informazione e confronto dialettico: o ci si parla sopra o si pretende assoluta libertà di parola e di intervento.

Quindi: i giornali non funzionano (troppo asincroni), la televisione non funziona (troppo sincrona). Che anche in questo caso Internet sia la soluzione migliore?

martedì 10 novembre 2009

Editoria Elettronica 2.0: la dolce (e amata) fine della fisicità dei libri

Stiamo andando alla deriva in un mare tempestoso, navigando tra contenuti di scarso valore pubblicati con scarsa fatica.

Il discorso si fa interessante per la prossima - successiva e vicina nel tempo - fase di editoria elettronica (ancora una volta, a basso costo e a basso interesse), come leggo sul blog di Sandrone Dazieri: io credo che tutto questo feticismo per la carta dei libri andrà scomparendo, così come è scomparso (puff!) l'amore per la fisicità della musica registrata.

E sarà molto bello così: la musica è ormai diventata bella in sé e non per lo splendido packaging del suo vinile; piace all'ascolto, non allo sguardo. Spero che la strada venga ripercorsa dai libri, che non saranno più belli perché hanno un'edizione di lusso, ma perché lasceranno nella mente e nel cuore emozioni e nozioni.

domenica 8 novembre 2009

de "La riforma sanitaria americana" (CNN come Studio Aperto)



Diciamocelo, abbiamo mille pregiuidizi riguardo alla stampa italiana: servile, schierata, leggera, poco informativa.

Stanotte, apprendo dall'account Twitter di Obama, si è svolta una votazione storica a proposito di uno dei proclami elettorali di Obama, quello sulla riforma sanitaria: vittoria per 220 a 215.

Vado quindi subito a cercare sui siti italiani (Corriere e Repubblica sono i miei riferimenti per le notizie di "quantità") e non trovo una riga in prima pagina. Armato di buona volontà vado quindi a cercare su un paio di siti di news americani: quella che vedete in alto è l'homepage di CNN.com.

Notate niente? Il titolo principale, cioè centrale, è "Too young for social-networking sites?", mentre di spalla sulla sinistra il risultato della votazione per la riforma sanitaria.

E così, mentre Obama esulta Health Care Reform Passes!!! 220 to 215, gli americani sono invitati a ragionare sui social network e sui pericoli dei più giovani che vi si affacciano. CNN come Studio Aperto...