venerdì 19 agosto 2011

Vasco: da Cecco a Petrarca

Chi ha conosciuto Vasco negli ultimi 15 anni senza indagarne le radici, potrebbe essersi fatto un'idea sbagliata su di lui.

La forza dirompente del Vasco dei primi 10 anni di carriera va conosciuta: ironia pungente nei testi, arrangiamenti ingenui e coraggiosi insieme, noncuranza per la forza-canzone, temi insoliti affrontati al limite dell'assurdo.

La seconda parte della carriera è invece rientrata in binari più tradizionali, da pop-rock di maniera, pur conservando qualche spunto spiazzante e mantenendo intatto il suo carisma.

Quasi come se fosse passato dall'essere un novello Cecco Angiolieri, irriverente e coraggioso con le parole, a un più levigato Petrarca, che arrotonda gli spigoli fin quasi a perdere di vista il messaggio per concentrarsi su un perfetto prodotto finale cucinato al dente.

Vasco, torna a registrare i tuoi dischi in Italia, abbandona gli studios e i turnisti di altissimo livello che suonano ormai da troppi anni nelle tue canzoni. Entra in sala, fate un paio di prove e tenetene una, quella che vi piace di più.

Sarà migliore (cit.)