sabato 14 novembre 2009

Lasciami entrare: recensione

Un altro film che tratta di vampiri. Un altro film tratto da un bestseller. Un altro film ambientato nelle nevi (perenni?) della Scandinavia. Queste le premesse, nient'affatto buone. Eppure pollice alto a fine serata, come il Fonzie dei tempi migliori, dopo la visione di Lasciami entrare, pellicola diretta da Tomas Alfredson.

La trama potrete trovarla ovunque in rete, quindi, se siete capitati per caso su questa pagina, dovrete accontentarvi delle mie impressioni.

Ogni volta che guardo un film estraneo al mondo degli studios statunitensi, mi rendo conto della potenza espressiva che può avere una vicenda narrata sullo schermo, di quale sottili ambiguità si può disseminare un racconto (filmico), quante possibilità narrative (con un senso) si possono comprimere in poco più di 100 minuti di immagini.

Vampiri sì, ma tristi e derelitti quasi come un disoccupato che vive in una periferia qualsiasi. Immortali sì, ma con tutto sommato poca voglia di esserlo visto il costo (umano e materiale) che comporta. Superiori sì, ma desiderosi di un calore umano impossibile da dimenticare.

Oskar e Eli, potenti stereotipi del loro personaggio (un bambino biondissimo e un vampiro diafano ed efebico), eppure così vicini a noi e tra loro.

Visione consigliata, prima di venire fagocitati dal remake che Matt Reeves sta preparando per Hollywood e per gli schermi dei multisala di tutto il mondo.