martedì 7 agosto 2012

Perché non ci liberiamo dalle cose che non usiamo?

Molto interessante questa osservazione che leggo su minimoblog, ripresa a sua volta da uno studio statunitense a proposito della quantità di oggetti che una famiglia americana media possiede.

Per chi abita in città e, volente o nolente, si trova più di una volta nel corso della vita a cambiare appartamento (in provincia succede meno spesso, fidatevi), si sarà ben reso conto di quante scatole siano necessarie per contenere la nostra roba.

Proprio stamattina un traslocatore mi ha detto che, tipicamente, per una casa di 3 stanze sono necessarie 100 scatole per contenere tutto.

Ma vengo al dunque.

La società odierna ci offre centinaia di occasioni per acquistare oggetti: ricorrenze, compleanni, cene, inviti, vacanze, sensi di colpa, una famiglia che vive lontana e che si tiene in vita a colpi di regali, saldi, shopping center, hobby, sport. Qualcuno sarà tanto bravo da resistere nella maggior parte delle occasioni, ma prima o poi capita a tutti di cascarci.
E così accumuliamo, aggiorniamo le nostre appendici tecnologiche, ci procuriamo nuovi oggetti da spolverare (i ciapapolver!), acquistiamo nuovi ricordi da ammirare, ci godiamo nuovi vestiti da indossare.

Non c'è niente di male in tutto ciò, non fatemi passare per moralista.
Quello che manca, però, sono le occasioni nelle quali possiamo liberarci di tutti quegli oggetti che non vogliamo più! L'unico rifugio per questa roba è la spazzatura, ma se un piccolo elettrodomestico funziona ancora dispiace buttarlo, se un vestito è solo fuori moda ma integro dispiace separarsene, ecc.

Insomma, mancano rituali di abbandono, di regalo, di riciclo, di riutilizzo.