Chi non è appassionato di calcio, ma è una considerazione che può valere trasversalmente per tutti coloro che hanno passione per un argomento specifico, non riesce a capire la poesia che il gioco più bello del mondo può regalare. Vediamo se riesco a convincerli.
Riporto un estratto da un libro di racconti sul calcio, Il mio anno preferito a cura di Nick Hornby, e precisamente dal racconto di Chris Pierson dedicato alla stagione del St Alban City 1971/72:
Come ogni altra cosa della vita, le partite che vedevo a St Albans erano spesso prevedibili e a volte tremendamente noiose. Qua e là, però, venivano illuminate da lampi di straordinaria bellezza. In tutto il mondo, ci dicono, in ogni momento ci sono un tot di persone che nascono, muoiono, concepiscono un figlio, oppure si trovano una pistola puntata addosso. A me piace pensare che in ogni istante da qualche parte nel mondo un giocatore dilettante qualsiasi stia segnando un gol straordinario. È successo a chiunque abbia giocato a calcio. In qualche occasione, fosse anche una volta sola, abbiamo spedito la palla in gol da 25 metri, lasciando di sale il portiere, oppure abbiamo incornato il pallone (a occhi chiusi, ovviamente) spedendolo nel sette come una fucilata. Non tutti gli sport offrono questa emozione. Quante volte può capitare, andando alla piscina comunale, che qualcuno batta il record del mondo? Eppure, per la legge delle probabilità, ogni domenica un pancione bolso che passa le giornate al pub segna un gol splendido quanto quelli dell'inarrivabile Pelé e del possente Bobby Charlton. Può accadere ovunque e se si sa aspettare abbastanza succederà praticamente dappertutto. È questo il bello del calcio: qualche momento sublime, molti episodi ridicoli, e tutto ciò che sta nel mezzo tra i due opposti.