Ci sono giorni che non passano mai. Che valgono solo perché vengono prima di qualcos'altro. Che danno fastidio per quanto sono lunghi e intralciano lo scorrere programmato del tempo.
Un'ora segue l'altra, sempre con la stessa durata fisica e scientifica, ma con uno sbalzo di dimensioni soprannaturali nel riflesso dell'anima. Ma non si può scomparire, non si può dormire. Solo attendere.
Torturati dai Social Network e dagli amici che schizzano come particelle impazzite nell'atomo-mondo. Foto di spiagge e di serate in allegria, di riposi solitari o di un pomeriggio sotto un albero in compagnia solo di un libro. E pensi che tutto è meglio di un'attesa snervante di un evento comunque lieto e atteso da 20 mesi.
Meglio che esca a fare due passi, nel caldo bruciante dei marciapiedi che non smettono di eruttare il caldo immagazzinato in ore di sole a picco.
A domani.