Santo Stefano classicamente dedicato al cinema. Quest'anno anche per me.
A 10 minuti dall'inizio mi avvicino alla biglietteria tra una folla ragguardevole, timoroso di non trovare posto in sala. Alzo gli occhi allo schermo che indica i posti rimasti: Natale-da-qualche-parte 6 posti, Pieraccioni-che-parlo-in-toscano-per-far-ridere 0 posti, Il-gatto-con-gli-stivali-che-ai-bambini-un-cartone-bisogna-darlo 2 posti, Sherlock Holmes... 280 posti liberi!
Peggio per loro! Si sono persi un film divertente, neanche troppo pieno d'azione, con una trama leggerina ma funzionale a portarci in giro per l'Europa e farci godere una bella fotografia; con molte sequenze "poco cinematografiche" ma spettacolari (soprattutto i percorsi dei congegni esplosivi visti dall'interno); con un inspiegabile e ripetuto ricorso allo slow motion di wachowskiana memoria; con poco spazio concesso alle grazie femminili (che vanno bene per carità, ma non buttate dentro a forza tanto per); con il consueto (per Guy Ritchie) coinvolgimento di comunità zingare.
Decisamente un film, se vi piace il genere, da godere sul grande schermo (frase dovuta ma senza senso: guardatevelo pure sullo smartphone che è bello uguale).